giovedì 19 novembre 2009

Una giornata alle Tre Cime di Lavaredo

Le Tre Cime di Lavaredo, Drei Zinnen in tedesco e Tré Thìme in ladino, sono tre delle cime più famose delle Alpi, e sicuramente le più famose delle Dolomiti (precisamente le Dolomiti di Sesto), una delle meraviglie naturali più conosciute nel mondo dell’alpinismo.

Le Tre Cime sono: la Cima Piccola di Lavaredo (2857 m), la Cima Grande di Lavaredo (2998 m) e la Cima Ovest di Lavaredo (2973 m). 

Per arrivare alle Tre Cime di Lavaredo dalla parte dell'Alto Adige arriviamo in auto fino a Dobbiaco e poi proseguiamo verso la valle di Landro, il lago di Landro e Misurina.
Arrivati al lago di Misurina svoltiamo a sinistra e saliamo lungo una strada asfaltata a doppia corsia fino alla sbarra dove si paga un pedaggio per poter passare e quindi parcheggiamo più in alto sul grande parcheggio del rifugio Auronzo.
Parcheggiata l'auto ai piedi delle Tre Cime iniziamo l'escursione lungo una strada sterrata con il numero 101 che, sempre in piano, conduce alla parte opposta delle Tre Cime di Lavaredo.
Tratto soleggiato dalla mattina alla sera che passa sopra il limite superiore del bosco, lungo i ghiaioni.Dopo ca. 15 minuti di cammino arriviamo ad una chiesetta dedicata a Maria Ausiliatrice e poco dopo al rifugio Lavaredo.
Dal rifugio Lavaredo si può proseguire a sinistra lungo il sentiero che taglia diagonalmente i depositi detritici alla base della Torre Piccola di Lavaredo (2857 m) o proseguire lungo una strada sterrata fino alla forcella Lavaredo (2454 m) che si raggiunge in ulteriori 45 minuti. La seconda alternativa è sicuramente più lunga ma anche più agevole.

Arrivati in cima alla forcella notiamo la forma classica delle Tre Cime di Lavaredo. In lontananza si intravvede il rifugio A. Locatelli (2405 m).


Uno spettacolo mozzafiato: sulla sinistra si ergono maestose le Tre Cime di Lavaredo, di fronte il Teston Rudo, la Croda dei Rondoi, la Torre dei Scarperi , il Monte Mattina, la Torre Toblino ed il Sasso di Sesto  ai piedi del quale si vede il rifugio Locatelli. Ed ancora: il Monte Paterno e la Croda Passaporto.
Una sosta al famoso rifugio Locatelli è doverosa!


Scendendo dalla parte opposta ci sono alcuni sentieri che conducono lungo il lato nord delle Tre Cime di Lavaredo per arrivare fino alla parte opposta, dove troviamo un piccolo laghetto alpino (la sorgente del fiume Rienza), un rifugio ed un ulteriore laghetto alpino.
Proseguendo raggiungiamo il Col Forcellina ed alla fine dell'attraversamento del grande ghiaione la Forcella di Mezzo, quindi arriviamo nuovamente al parcheggio da cui abbiamo iniziato l'escursione.


In ca. 4 ore si riesce a fare il giro completo delle Tre Cime di Lavaredo, una bellissima escursione non molto faticosa e con pochissimo dislivello.

lunedì 9 novembre 2009

Il meteo ai castelli romani
Segnalo a tutti un interessante sito sul meteo ai castelli; la panoramica offerta è davvero ampia e si possono trovare un'infinità di informazioni, foto, statistiche e dati sulla maggior parte dei paesi della cintura sud di Roma.

lunedì 2 novembre 2009

Come nacquero le stelle alpine

....Una leggenda svizzera



La Regina delle Nevi era una fata bellissima. Pastori e cacciatori che s’inerpicavano lassù, sulle vette eccelse delle Alpi, dove regnano le nevi perpetue, restavano incantati della sua tanta bellezza e avrebbero dato qualunque cosa per poterla sposare.
Davano infatti quasi sempre la vita. Perché una legge implacabile del destino impediva che la Fata potesse sposare un mortale. La Regina delle Nevi del resto doveva aver proprio un cuore di ghiaccio: attirava presso il suo palazzo di cristallo i malcapitati, li accoglieva benevolmente, poi, sul più bello, appena essi le domandavano di sposarli, sbucavano fuori, a un suo cenno, migliaia e migliaia di folletti da tutti i crepacci delle rocce.
Erano tanti e tanti, che non se ne vedeva la fine e, circondando il pretendente e sospingendolo verso l’abisso, lo facevano precipitare giù per i picchi dirupati. Il giorno dopo qualche alpigiano ritrovava il suo cadavere sulla riva del torrente.
Un giorno, questa sorte crudele toccò a un giovane ardito cacciatore di camosci, il più bel giovane che si fosse mai veduto al mondo. Aveva visto la Regina delle Nevi in una rosata aurora di maggio e n’era restato cosi affascinato che, tornato in pianura a casa sua, non aveva più trovato pace e non pensava che a lei.
Era timido e ingenuo, e perciò non osava ancora rivolgere alla bellissima Regina la fatale domanda di nozze: ma, da quel primo giorno che l’aveva ammirata, era tornato più volte nel regno delle nevi per aver la possibilità di rivederla ancora. Si sedeva ai piedi di lei, taciturno, e stava ore intere a contemplarla senza nemmeno muoversi.
La Fata era in verità commossa di questa muta ammirazione. E siccome il giovane non domandava di sposarla, non c’era ragione di chiamare l’aiuto dei folletti. Forse anche, chi sa, senza avvedersene, la Fata gli si era affezionata. E se non ci fosse stata la legge del destino a vietarle le nozze con un mortale, forse quello era l’unico uomo che si sarebbe adattata a sposare.
I folletti se ne erano accorti e temendo che la loro Regina potesse un giorno trasgredire la legge e attirare nel regno il castigo, di loro spontanea iniziativa, senza aver avuto alcun ordine dalla loro sovrana, anzi a sua insaputa, una volta che videroil giovane salire le balze dirupate del monte, lo attorniarono e lo spinsero nell’abisso sottostante.


Era il tramonto e le torri lucenti del gran palazzo di cristallo, dimora della Regina, erano tutte rosate per l’ultima carezza dei raggi del sole morente. Da una finestra del palazzo, la Regina delle Nevi aveva visto ogni cosa.
Era fatale che fosse cosi, ma il cuore di ghiaccio della Regina delle Nevi si era a poco a poco mutato in un povero cuore sensibile di donna: dai suoi occhi divinamente belli scesero calde lacrime che, rotolando giù, come vive perle, sulla superficie levigata del ghiacciaio, scesero tra le rupi e li si fermarono, cambiandosi in piccole stelle d’argento.
Così nacquero le stelle alpine ("edelweiss" in tedesco), che spuntano proprio sul margine dei precipizi per ricordare, agli audaci che vogliono coglierli sfidando il pericolo, l’antica storia d’amore e di morte del giovane cacciatore di camosci che amò segretamente la Regina delle Nevi e fu da lei segretamente riamato.